Irenè Effe: io, te, pizza, Napoli, i sotterranei, la tua paura del diverso, il mio zaino sempre aperto, i tuoi occhiali così brutti ma così alla moda, le mie calze rotte, il nostro poco capirci, il mio rimpianto di non aver capito tante cose prima.
Irenè Effe: La nuova città.
Irenè Effe: La vecchia Napoli.
Irenè Effe: Parallelismi poco significativi.
Irenè Effe: Corvi?
Irenè Effe: Attento, che prendi la scossa.
Irenè Effe: Doria.
Irenè Effe: Quella mattina ero ancora un po' sbronza e la notte prima avevo perso un calzino; entrata a S. Maria Maggiore mi sarei voluta adattare a grande esperta d'arte, ma avevo freddo su un piede e vedendo tutta quell'opulenza, sono corsa a prendere il 714.
Irenè Effe: Particolari insignificanti.
Irenè Effe: Ah dì, brutte le Marche;
Irenè Effe: Sto diventando ripetitiva, anche a Ferrara.
Irenè Effe: Ricordi sbiaditi di tre giorni confusi.
Irenè Effe: Via del Porto Fluviale, ti osservano da ogni angolazione.
Irenè Effe: Dettaglio contorto di Settimia Spizzichino.
Irenè Effe: Via Del Gazometro; era prima mattina.
Irenè Effe: Prima che mi esplodesse l'Olympus in mano.
Irenè Effe: Sovietico
Irenè Effe: Opulenza delle grandi capitali.