emanumela:
Nera come la lava mi accoglie la notte. Il piccolo molo allunga la sua lingua di cemento per accogliermi nel ventre di una nuova dimensione sotto l’occhio vigile della solitaria luce sonnambula.
emanumela:
Scorgo dalla finestra la mia corazza, dondola mollemente aggrappata ad una bava di ragno. L’armatura ha finalmente lasciato il mio corpo guerriero e ha liberato l’anima.
emanumela:
Con nuovi occhi mi ubriaco di una luce sospesa che si fa strada attraverso nuvole antiche a sorprendere la fugace tranquillità del liquido amniotico della mia isola: il Mediterraneo indolente e tempestoso, avido di destini e prodigo di vita.
emanumela:
Divinità misteriose osservano mute ed indifferenti il tempo che trascorre e attendono il respiro feroce e struggente di IDDU.
emanumela:
Eccolo... un colpo di martello al cuore. Efesto fabbro è proprio un dio! Un fiotto rosso di sangue vomita al cielo la sua rabbia verso l’Umanità scellerata e crudele.