marta.pinna:
L'Aquila è una città che vibra ancora.
marta.pinna:
Però è impossibile pensare a quello che c'era.Non sembrerebbe esserci mai stata, prima d'ora, prima di dieci anni fa.
marta.pinna:
L'Aquila è spoglia, bianca, calda d'acciaio e fresca di intonaco.
marta.pinna:
E chi la vive ci guarda dentro e vede quello che sarà, chi la vede per la prima volta vede quello che è.
marta.pinna:
Ha l'aria di una casa che ha soltanto i solai, senza rivestimento, senza abitanti, ma piena di operai.
marta.pinna:
Non è mai morta, ma aspetta di guarire, silenziosa, al riparo nel suo nido di montagne che la abbracciano e le sorridono, con occhi di madre impietosita.
marta.pinna:
Soffocata dall'asfalto dove un tempo aveva vene di pietra, puntelli di legno e acciaio le sorreggono la testa.
marta.pinna:
Un giorno che L'Aquila rideva e il giorno dopo stava barcollando, provando a tenersi insieme con le sole mani nude, prima di sgretolarsi dalle fondamenta al cielo.
marta.pinna:
(...) E ora è un cantiere a cielo aperto, in cui vivono le voci sommesse di chi non l'ha voluta abbandonare.
marta.pinna:
Tra le sue strade si respira dignità e una silenziosa rinascita. Nessuno parla a voce troppo alta, nessuno riesce a scattarsi una foto ricordo davanti ai monumenti, osservatori in rispettoso silenzio al suo letto di malattia.
marta.pinna:
Difficilmente riusciranno a scordarsi di lei, del suo ultimo sguardo, gentile e benigno dietro le crepe, a costo di sopportare puntelli ai lembi delle labbra per non far sfiorire il sorriso.