Magnoli@:
<< là, dentro quella casa, la gente è tutta morta, non s’apre mai quella porta, mai mai mai >>.
Magnoli@:
Rosicchiata dai tarli, ricoperta dalle tele dei ragni, nessun ti aprì da anni e anni, nessun ti spolverò,
Magnoli@:
Grande portone oscuro trapunto da tanti grossissimi chiodi, il frusciare più non odi di sete a te davanti.
Magnoli@:
Davanti alla mia porta si fermano i passanti per guardare, taluno a mormorare: << là, dentro quella casa, la gente è tutta morta, non s’apre mai quella porta, mai mai mai >>.
Magnoli@:
C'era, mal visto nel luogo, un fanciullo. Le sue speranze assieme alle faville del focolare si alzavano. Alcuna - guarda! - è rimasta.
Magnoli@:
C'era, nel mezzo una tavola dove versava antica donna le provviste. Il mattarello vi allungava a tondo la pasta molle.
Magnoli@:
C'era, un po' in ombra, il focolaio; aveva arnesi, intorno, di rame. Su quello si chinava la madre col soffietto, e uscivano faville.
Magnoli@:
Era piena di voci e di grida che si faceva fatica a sentire, la vecchia cucina nera di tempo e di fumo.
Magnoli@:
Il fuoco brucia ogni sera l'ultima brace e il lungo silenzio della grande cucina rifatta,
Magnoli@:
Solo una ventarola arrugginita in alto, su la torre silenziosa, che gira, gira interminabilmente.
Magnoli@:
Tanta è la pace in questa intisichita villa che sembra quasi che ogni cosa sia veduta a traverso d'una lente.
Magnoli@:
La circonda una siepe, e par murata, di amaro bosso, e l'ombra alla pineta da tempo più non rompe né inquieta la ciarliera fontana disseccata.
Magnoli@:
da tempo immemorabile, segreta e chiusa come il cuore d'un poeta che viva in solitudine forzata.