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La nascita di Venere è un monumento all'ideale di bellezza femminile. Due divinità dei venti la spingono a terra, mentre una delle Ore, le dee delle stagioni, apre un mantello per ricoprirla.
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Non bastano le parole per descrivere esaustivamente il tripudio di bellezza sprigionato dalla stanza di Botticelli. La Primavera e la Nascita di Venere meritano un approccio emotivo, intimo, personale, contemplativo.
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L'annuncio dell'arcangelo Gabriele a Maria è ambientato nel giardino di un elegante palazzo rinascimentale. Si accetta la sua paternità per l'insieme della composizione, per la realizzazione dell'angelo, e per il paesaggio sullo sfondo.
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Riferita al Perugino dal Vasari, la tavola è stata a lungo ritenuta frutto di collaborazione con il Signorelli per il più risentito plasticismo delle figure.
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Non è nota la provenienza di questa tavola: potrebbe essere stata eseguita per la Compagnia dei Magi che aveva sede presso il convento di San Marco.
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È opera giovanile del Rosselli. Molto apprezzato dai suoi contemporanei, fu chiamato a Roma con Botticelli, Ghirlandaio e Perugino ad affrescare la Cappella Sistina in San Pietro in Vaticano.
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Si distingue per il disegno accurato e i colori chiari e intrisi di luce derivati dalle opere di Domenico Veneziano.
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Commissionata da Gaspare di Zanobi del Lama per la sua Cappella dedicata all'Epifania in Santa Maria Novella a Firenze, la tavola rende omaggio alla famiglia dei Medici.
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La giovane divinità, questa volta dall’apparenza molto meno ammaliante e ambigua del Bacchino malato, pare riproduca i lineamenti di Mario Minniti, uno dei tanti amici pittori che Merisi utilizzerà come modelli.
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Qui siamo invitati da Bacco a partecipare a un brindisi e, magari, dopo una bella sbronza, a stenderci con lui.
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«Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso; ché se 'l Gorgón si mostra e tu 'l vedessi, nulla sarebbe di tornar mai suso».
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Fuggi, ché se stupore agli occhi impetra, ti cangerà anco in pietra.
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La Medusa dai capelli di vipera muta in sasso chi la guarda.
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Commissioned by Lionardo Bartolini for his residence in Florence, the cycle was later acquired by Lorenzo the Magnificent.
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La dea Flora vestita da un abito ornato da fiordalisi, rose e garofani sparge i fiori che ha in grembo. Venere che si staglia al centro, davanti ad un cespuglio di mirto, rappresenta l'Umanitas, la benevolenza che protegge gli uomini.
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È un racconto mitologico che richiama i fasti di Ovidio denso di riferimenti letterari, filosofici e iconografici. Zefiro insegue la ninfa Clori dalla cui bocca fuoriescono fiori e la feconda con un soffio trasformandola nella dea della primavera: Flora.
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Le radiografie hanno messo in evidenza che il maestro impostò, in un primo momento, il ritratto di Maddalena in un interno anziché sullo sfondo di un paesaggio.
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Dal punto di vista stilistico la Maddalena Doni sembrerebbe porsi in un punto intermedio tra la Madonna del Cardellino e la Madonna del prato (o del Belvedere) di Vienna.
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Il gioiello a forma di scorpione con una gemma tra le tenaglie sulla sua fronte è forse connesso con i suoi interessi astrologici.
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Incoronata dagli angeli, la Vergine è raffigurata in atto di scrivere; essa è sul punto di completare le ultime righe di un libro, sorretto da 2 angeli: il cantico "Magnificat anima mea Dominum (la mia anima magnifica il Signore).
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L'opera è ispirata a un dipinto eseguito nell'antichità dal pittore greco Apelle.
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Il dipinto si trovava nella Chiesa del convento di San Giusto dei frati Ingesuati, fuori dall'antica e distrutta Porta a Pinti.
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Incerta è la identità degli altri due santi effigiati alle spalle di San Giovanni e della Maddalena.
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Dopo varie attribuzioni, questo ritratto è oggi assegnato al maestro umbro.
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Pare che il fratello Lippi (non di Lippi, ma proprio lui) sebbene frate avesse perso la brocca per la donna raffigurata nel dipinto. Eh, come lo capiamo. E' l'opera più celebre di Filippo Lippi, caratterizzata dalla straordinaria spontaneità.
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